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I tentativi di suicidio tra i giovani durante la pandemia sono in aumento: l’allarme viene dal Prof. Stefano Vicari, Ordinario di Neuropsichiatria Infantile presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.

Assume connotati seri, e non va sottovalutato.
Non ci sono frasi di circostanza ad accompagnare i dati condivisi dal professore in una  intervista che ha portato alla luce una problematica da non sottovalutare.

Stefano Vicari, lancia l’allarme:

L’isolamento mette a grave rischio la tutela della loro salute mentale. Stiamo negando ai ragazzi una parte affettiva che fa parte del loro diventare adulti

Il problema è diffuso. Forse sarebbe più corretto parlare della difficoltà nell’affrontare l’origine del problema: quello dell’isolamento. Isolamento che mette a rischio la salute mentale oltre che il benessere fisico. Quell’ isolamento forzato che, tra una un DPCM e l’altro, ha portato i nostri ragazzi a chiudersi in casa, prima che su se stessi. 

L’altra pandemia che uccide i giovani:  l’isolamento

I nativi digitali non sono pronti stare soli, non lo sono per scelta e ancor meno se devono esserlo come unica alternativa.

Le parole del Prof. Vicari sono come lame:
«Si tagliano gli avambracci, le cosce, l'addome. Altri tentano il suicidio. Mi viene in mente una ragazzina di 12 anni che si è buttata dalla finestra….» e «...i giovani si chiudono a riccio, si rifugiano nel loro mondo e nella loro stanza e non sappiamo se avranno voglia di uscire fuori da questo guscio, una volta passata la tempesta….».

Sembra un racconto di altri tempi, a tratti si spera che si si sia inventato tutto; invece no. Nell’intervista concessa all’inizio dell’anno a una testata giornalistica nazionale, il suo racconto rispetto al tema del suicidio tra i giovani è accorato e preoccupato, la pandemia ha contribuito sicuramente a peggiorare una situazione già di per sé delicata: «Sicuramente c’è una coincidenza molto sospetta e siamo certi che la rapida crescita a cui assistiamo in questi ultimi mesi di alcuni disturbi in particolare come l’ansia, l’irritabilità, lo stress, i disturbi del sonno sono legati direttamente all’isolamento».

Al Bambino Gesù di Roma la situazione è preoccupante ed esaustiva della tragicità del momento. Il professor Vicari riferisce di incrementi di attività autolesive e tentativi di suicidio; i numeri pesano più delle parole: «….nel 2011 i giovani ricoveri sono stati 12, nell’anno appena concluso abbiamo superato quota 300…»; innegabile che sia una conseguenza anche della pandemia ancora in corso.

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Il professore, poi, chiarisce che: «Sebbene le statistiche ufficiali ci dicano che il numero dei suicidi è in leggero calo tra gli adolescenti, l’attività autolesiva è in rapido aumento. Mai come in questi mesi, da novembre a oggi, abbiamo avuto il reparto occupato al 100 per cento dei posti disponibili, mentre negli altri anni, di media, eravamo al 70 per cento. Le diagnosi che predominano sono quelle del tentativo di suicidio (per i giovani). Ho avuto per settimane tutti i posti letto occupati da tentativi di suicidio e non mi era mai successo…». E la pandemia non è ancora risolta.

Le cause del tentato suicidio tra i giovani pesano più delle motivazioni

E mentre molti, magari, si attivano cercando un perchè a un atteggiamento tanto estremo quanto umano, dalla sua intervista emerge, a tal proposito, una considerazione importante:

«Le motivazioni non sono così determinanti. … Le cause sono importanti ma secondarie. Le malattie mentali sono malattie, hanno una base biologica e sono il risultato di processi lunghi. ...».

E nelle sue parole troviamo anche la soluzione:

«Dobbiamo iniziare a pensare ai disturbi mentali come a vere e proprie malattie, come lo sono il diabete e l'ipertensione, con una base biologica e genetica e fattori ambientali che possono favorirne la comparsa... E poi c'è l'incuria. Il vero maltrattamento, il trauma vero che da un impatto sulla salute mentale non è neanche tanto la violenza, ma l'indifferenza e l'abbandono da parte dei genitori. Forme moderne di incuria sono anche la ipostimolazione, come lasciare un bambino di due o tre anni molte ore davanti la tv o con il tablet.»

Le relazioni: terreno fertile per i tentativi di suicidio 

Per quel che riguarda il preoccupante incremento nel numero di tentativi di suicidio tra i giovani, si può ricondurre tutto alla pandemia, insomma. E i dati di letteratura lo confermano: il lockdown, la chiusura totale e la chiusura delle scuole hanno determinato un aumento degli stati d’ansia e depressione nei ragazzi e un disturbo del sonno.
Non vanno, tuttavia, trascurati altri fattori: le relazioni, in famiglia e a scuola.

Dunque, i genitori? Il Prof. Vicari chiarisce un aspetto importante:

«In alcuni casi cadono dalle nuvole, sono spaventati perché non si erano mai accorti del malessere dei figli. Ma i genitori non hanno colpe, piuttosto responsabilità. Hanno il dovere di monitorare quello che fanno i ragazzi, chi frequentano. Vuol dire interessarsi alla loro vita, mantenendo un dialogo aperto. Non certo fare i carabinieri. I genitori non sono la causa, ma hanno la grande possibilità di ridurre il rischio, così come la scuola». 

Già, la scuola:

«La scuola favorisce le relazioni tra coetanei e, in questo senso, è un ammortizzatore dei conflitti adolescenziali. Nella scuola tutti abbiamo sperimentato relazioni positive e con gli amici, solo con essi, parlavamo delle cose che andavamo scoprendo. Chi è che di noi non ha avuto un professore che è stato un elemento di salvezza? Perché gli adolescenti sperimentano e violano i limiti che gli vengono posti dai genitori, e se non c'è qualche altro adulto che ha con il ragazzo un rapporto affettivo valido, rischi che si perda. Oggi questo cuscinetto sociale sta mancando, per questo i ragazzi “sbroccano”, diventano aggressivi e violenti, oppure si chiudono sempre di più nella loro stanza e non vogliono più uscire.

Le sue considerazioni sono chiare ed esaustive. La soluzione sembra essere a portata di mano, ma non si riesce a metterla in pratica. In alcuni casi mancano le conoscenze, in altri gli strumenti. Il supporto psicologico è importante, fondamentale. Fare psicoterapia non è una soluzione marginale.

L’allarme suicidio tra i giovani non si perde nel nulla

Ma qualcosa, per fortuna, si è mosso; proprio tra scuola e famiglia.
Sono finalmente diventate realtà alcune direttive sul supporto psicologico anche a scuola; e la famiglia, di riflesso ne beneficia. Lo scorso settembre 2020 è stato approvato un protocollo di intesa tra il CNOP (Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi) e il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca). Dopo diversi anni senza norme per disciplinare la professione dello psicologo a scuola, finalmente, ci siamo.
E le sempre più aggiornate tecnologie permette anche alle famiglie, anche come indiuvidui, di organizzarsi: chi già aveva percoso di psicoerapia iniziato ha potuto continuarlo a distanza. Sempre più numerosi gli psicologi che sono presenti anche a distanza, perchè la psicologia online ha i suoi vantaggi.

Una riflessione ci sembra pertinente: è necessario affidarsi a un terapeuta di fiducia che sappia dare supporto nella difficoltà. Sarà sicuramente l’unico a poter definire una terapia che conduca quantomeno a un migliore gestione delle difficoltà e delle situazioni, se non alla risoluzione del problema.

In momenti di restrizione e di chiusura come quello che stiamo ancora vivendo, poter usufruire di una terapia di supporto psicologico a distanza è una vantaggio che non andrebbe sottovalutato. L’isolamento può essere superato.