Lo scorso settembre 2020 è stato approvato un protocollo di intesa tra il CNOP (Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi) e il Ministero dell’Istruzione. Dopo diversi anni senza norme per disciplinare la professione dello psicologo a scuola, finalmente, ci siamo.
Il contesto è ben delimitato ma in evoluzione; il protocollo autorizza e finanzia la presenza dello psicologo nelle scuole in Italia. Anche, eventualmente, con la terapia online; software dedicati per psicologi e psicoterapeuti possono offrire il supporto e le garanzie nevecessarie.
Le linee di indirizzo per la promozione del benessere psicologico a scuola sono più di un semplice suggerimento; sono una esplicita manifestazione di interesse ad uno dei temi più importanti affrontati e vissuti in questo periodo pandemico.
Per citare il protocollo, il testo sottoscritto afferma il ruolo del professionista in campo psicologico
…per fronteggiare situazioni di insicurezza, stress, ansia dovuta ad eccessiva responsabilità, timore di contagio, rientro al lavoro in ‘presenza’, difficoltà di concentrazione, situazione di isolamento vissuta.
Il sistema scolastico, dunque, dopo un primo step di perdita dell’equilibrio (inevitabile), ha reagito in modo straordinario all’emergenza Covid-19; e ancora reagisce. Nei primi giorni sono proliferate molte iniziative spontanee e magari poco organizzate; poi, le istituzioni scolastiche, hanno messo in piedi un sistema con basi sempre più solide: per dare supporto, con continuità e competenza, in ordine agli interventi didattici. Il tutto per un tempo che ad oggi non è ancora possibile definire, ma che, prevedibilmente, non sarà breve.
Come stanno i bambini e gli adolescenti? Come hanno vissuto il lockdown e come vivranno la ripresa delle lezioni e della vita sociale convivendo con la pandemia?
La convenzione tra il Ministero dell’Istruzione e il CNOP vuole, appunto, promuovere attività di sostegno psicologico. L’obiettivo? Far fronte alle situazioni di timore di contagio, di insicurezza, di ansia, di stress, di difficoltà di concentrazione nonché di isolamento. Isolamento vissuto e ancora in corso che verosimilmente dovrà essere supportato con la terapia online.SETTING TERAPEUTICO
Il rapporto tra scuola e psicologia ha una storia consolidata che si è dispiegata, parallelamente all’evolversi della disciplina psicologica, nell’arco di circa un secolo.
La psicologia scolastica nasce come ambito di studi in Europa occidentale e negli Stati Uniti. L’espressione viene usata per la prima volta nel 1898 in un articolo di Munsterberg, in riferimento ad un professionista che svolge un ruolo di consulenza, collocandosi tra lo psicologo evolutivo e sperimentale e l’insegnante di classe. È il 1910 quando, in un testo stampato, compare per la prima volta l’espressione psicologo scolastico: Stern afferma che nelle scuole sono necessari i servizi di assessment forniti dagli psicologi. E si inizia a delineare una figura che,oggi, a ben guardare, è ormai ultracentenaria.
Nel 1948, negli USA, nasce la divisione 16 dell’APA (American Psychological Association) dedicata alla psicologia scolastica. In quegli anni gli psicologi scolastici si occupavano principalmente di valutazioni psicodiagnostiche; il loro scopo di identificare le difficoltà e i bisogni speciali dei bambini e dei ragazzi.
Poi, nel 1969 viene fondata la NASP (National Association of School Psychologists) che, insieme all’APA, supporta la fondazione dell’International School Psychology Committee (ISPC), in seguito convertita in ISPA (International School Psychology Association).
I primi Paesi che, a livello europeo, hanno sviluppato servizi di psicologia scolastica sono stati Danimarca, Svezia, Regno Unito e Francia. E da subito hanno adeguatamente integrato la psicologia all’interno di sistemi scolastici multidisciplinari e molto strutturati.
Insomma, il resto d’Europa va avanti: qui lo psicologo scolastico non è rimasta un’idea; la figura si è configurata con il professionista che lavora con regolarità e sistematicamente entro l’ambiente educativo.
Rispetto al resto d’Europa, l’Italia, invece, è stata protagonista di una serie di manovre legislative che per molti anni non hanno trovato particolare diffusione o applicazione concreta.
Nel 1969, finalmente, con un Decreto del Presidente della Repubblica, si provvedeva ad integrare gli insegnamenti di psicologia scolastica all’interno dei Corsi di Laurea dedicati alle materie umanistiche e pedagogiche (D.P.R. 21 gennaio 1969, n. 242); poi, la Riforma Sanitaria del 1978 stabilì la creazione di equipe delle Unità Sanitarie Locali.
Fu solo negli anni ’90, però, che si iniziò a prevedere l’ingresso dello psicologo nelle scuole tramite i CIC (Centri di Informazione e Consulenza) per attività di prevenzione, educazione e promozione della salute. CIC inseriti, in un primo step, come sportelli di ascolto.
Tuttavia, le proposte legislative fino ad allora maturate, non si sono concretizzate. Pur fungendo da pretesto per una riflessione consapevole sulle funzioni e sulle risorse proprie dello psicologo a scuola; non hanno prodotto quel concreto ed effettivo inserimento della psicologia nella scuola italiana. Almeno non come auspicato.
Infatti, in Italia, la presenza dello psicologo nelle scuole è limitata ad episodiche e brevi consulenze; il terapeuta, quando interviene, lavora contemporaneamente in più istituti, con contratti a tempo limitato.
In primo luogo è chiamato a rispondere a richieste per attuare attività di potenziamento dell’apprendimento e di orientamento sugli alunni. Poi, per realizzare interventi rivolti ai genitori (progetti, consulenze, conferenze, corsi di formazione) ed attività rivolte alle classi. In pochi casi per occuparsi della dimensione organizzativa dell’intera scuola.
Successivamente, in Italia, sono proseguite le iniziative per istituire la figura dello psicologo scolastico; nel 1997 ecco la Legge Bassanini. La Legge 59/1997 ha conferito alla scuola l’autonomia necessaria per poter richiedere l’attivazione di progetti da parte di liberi professionisti.
In Parlamento sono stati presentati diversi disegni di legge per l’istituzione dello psicologo scolastico; ma per molto tempo non hanno ricevuto un’approvazione ufficiale.
Solo lo scorso maggio, una prima iniziativa del CNOP (Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi) si è concretizzata; l’ipotesi di finanziare servizi di supporto psicologico nelle scuole per la ripartenza dell’anno scolastico 2020/2021 è una realtà. (Legge 17 luglio 2020, n. 77, articolo 231).
Ad agosto si concretizza il Protocollo di intesa dedicato all’avviamento dell’anno scolastico; è stato raggiunto un primo effettivo accordo (articolo 6 del Decreto Ministeriale del 6 agosto 2020). Da questo, a settembre, è derivato il Protocollo di intesa tra CNOP e Ministero dell’Istruzione, volto ad attivare l’assistenza psicologica delle istituzioni scolastiche a livello nazionale.
Tanti gli studi fatti nel corso di questi mesi; su quelli che potevano essere e su quelli che saranno gli effetti della pandemia. Tutti hanno messo in luce la necessità di prestare maggiore attenzione ai ragazzi in età scolastica, dall’infanzia all’adolescenza.
In tempi normali, il disagio dell’infanzia è già in gran parte sommerso. Oggi, secondo i dati del Global Mental Health, circa il 20% dei giovani sino ai 18 anni ha problemi di tipo psicologico (Kieling et al. 2011); e questi rappresentano la prima voce tra i problemi di salute in questa fascia d’età.
Queste, tra le altre, le importanti considerazioni che hanno portato le Nazioni Unite a richiamare l’attenzione dei Governi su questi aspetti e sulla necessità di aiutare i soggetti più giovani (dichiarazioni dell’8 aprile e 13 maggio 2020) e, in Italia, attraverso l’Istituto Superiore di Sanità, ad adottare indicazioni per il sostegno psicologico ai minori durante la pandemia (ISS 31 maggio 2020).
Dalla scuola dell’infanzia all’università, i contesti di intervento sono dunque connotati da specificità che richiedono allo psicologo scolastico di comunità di adattare le proprie competenze. Lo psicologo a scuola, insomma, dovrà essere preparato alla nuova sfida; sarà molto più presente che in passato, come figura di riferimento e di supporto.
La storia ci ricorda come, da sempre, le grandi crisi (guerre, catastrofi naturali, epidemie, carestie, pandemie) costituiscano un ottimo terreno di coltura per tutte quelle innovazioni che, a crisi superata, entreranno a far parte del nostro quotidiano.
Nell’era del Coronavirus, lo psicologo a scuola è importante quanto le mascherine. Ma non è usa e getta.
E se non potrà essere in presenza, non va dimenticato il supporto che si può ricevere usufruendo di nuovi software per terapia online che permettono di gestire la terapia anche da remoto.
In questo anno che rimarrà nella storia, il Covid-19 ha drammaticamente messo alla prova tutti. Al tempo stesso, sta offrendo (benchè pagata a caro prezzo) l’occasione di una profonda innovazione: del sistema scolastico italiano e del nostro stile di vita.
Oggi più che mai, la figura dello psicologo a scuola non è solo una figura di sfondo, è la cornice del quandro. È ciò che dà stabilità e sostiene.
Lo psicologo a scuola, oggi, è solo il primo di quella serie di aiuti che condurrà con successo i nostri ragazzi al nuovo traguardo scolastico, in un percorso a ostacoli rivisitato a causa della pandemia.
Ma è il più importante. E non va perso di vista.
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