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Avatar e psicoterapia online rappresentano un’area di indagine in costante crescita nel campo della salute telementale. Due mondi apparentemente inconciliabili i cui scopi e obiettivi sembrano molto distanti tra loro. 

In realtà, gli ambienti virtuali online sono sempre più popolati dai cosiddetti avatar, ossia personaggi digitali che vengono personalizzati dagli utenti con l’obiettivo di rappresentare la propria identità.

Altra caratteristica degli Avatar è quella di consentire agli utenti di poter interagire e comunicare tra di loro in modo sincrono all’interno di un ambiente digitale.

Secondo Gorini e colleghi (2008) gli Avatar possono essere utilizzati nel mondo virtuale in due modalità:

  • come applicazione computer-based in cui l’utente interagisce con un singolo Avatar;

  • in modalità multiutente all’interno di un ambiente tridimensionale come Second Life.

Dagli studi che sono stati condotti all’interno di questo campo disciplinare è emersa l’ipotesi e la possibilità di pensare gli Avatar e le stanze virtuali come ambienti che potrebbero potenzialmente favorire interventi online per problemi di salute mentale.

Nel lavoro seminale di Gorini e colleghi (ibidem) si è ipotizzato che l’utilizzo di un avatar digitale nel campo della psicoterapia online potrebbe generare:

  • una forma di tecnologia diversa dal semplice utilizzo di Visori di Realtà Aumentata per fornire una terapia basata sull’esposizione per disturbi d’ansia e problemi di abuso di sostanze;

  • strutturazione di comunità di supporto online tra pari.

Pertanto, il presente articolo, pubblicato sulla rivista “Frontiers in Psychiatry”, si è posto l’obiettivo di considerare le applicazioni psicoterapeutiche computer-based e della tecnologia dell’Avatar online, al fine di comprendere i modi in cui gli avatar sono stati utilizzati per sostituire o aumentare i modelli di interazione tra psicoterapeuta e cliente

Il ruolo degli Avatar nell'e-Mental-Health

È ben risaputo che il Social network ha il potenziale di promuovere e creare coesione tra le persone. Questa caratteristica all’interno di un mondo virtuale diviene un punto di forza che spinge gli utenti all’utilizzo di questo tipo di tecnologia, perché hanno la possibilità di adottare e creare il proprio avatar.

La ricerca scientifica ha spesso concentrato le sue attenzioni sul programma Second Life, in cui gli utenti possono creare un avatar dall’aspetto umano e realistico che si muove all’interno di un ambiente virtuale e interagisce a distanza con altri avatar – altri utenti – tramite una comunicazione audio e/o testuale.

Ciò che emerso da alcuni studi (Beard et al., 2009) è che all’interno di Second Life furono realizzate molte attività legate alla salute, di cui il 20% caratterizzate principalmente dal fornire sostegno ai propri pari.

Molte comunità di supporto nate all’interno di Second Life si sono ad esempio concentrate su argomenti delicati come la salute sessuale o le dipendenze, oppure sono state organizzate per e da gruppi di persone vulnerabili, spesso emarginate e discriminate nella vita reale.

Alcuni studiosi ritengono che questo successo sia legato al fatto che Second Life fornisce un ambiente in cui gli utenti possono collaborare, interagire e consultarsi con altri avatar in tempo reale mantenendo l’anonimato.

Avatar e psicoterapia

La piattaforma Second Life è stata oggetto di numerosi studi proprio perché consente di replicare modelli di trattamento psicologico individuale e di gruppo interamente online. Cliente e terapeuta interagiscono tra loro all’interno dell’ambiente virtuale attraverso il proprio Avatar.

Ad oggi, questo modello è stato sperimentato in due studi non controllati attraverso un trattamento individuale (Yuen et al., 2013) e di gruppo (Hock et al., 2012). Vediamoli un po’ più nel dettaglio

Avatar, Second Life e trattamento individuale

Nello studio di Yuen e colleghi (2013) è stato ideato e condotto un trattamento comportamentale online interamente su Second Life per adulti con disturbo d’ansia sociale.

Il gruppo, composto da 14 partecipanti e 3 psicoterapeuti, si incontrava in una stanza virtuale privata e sicura per una sessione di trattamento individuale di 1 ora ogni settimana per 12 settimane.

Durante gli esercizi di esposizione e del role-playing, le sessioni terapeutiche si svolgevano in altri spazi virtuali rilevanti per lo specifico sintomo ansiogeno – ad esempio, una presentazione in una sala conferenze virtuale.

Gli psicoterapeuti, avvalendosi di un avatar personalizzato facilitavano i diversi esercizi proposti.

Dai risultati è emerso che aspetti legati all’ansia, all’umore e alle componenti psicosociali erano migliorati e confermati ad un follow-up di 12 settimane. Ovviamente, è necessario che ricerche future effettuino un confronto ricorrendo anche ad una condizione di controllo.

Avatar, Second Life e trattamento di gruppo

Lo studio di Hoch e colleghi (2012) ha invece dato vita ad un trattamento psicoterapeutico di gruppo all’interno della piattaforma Second Life. Il trattamento, basato sul rilassamento e la mindfulness, è durato 8 settimane, con due incontri alla settimana per gruppi di 10 partecipanti.

La prima sessione di ogni settimana prevedeva l’insegnamento di strategie di rilassamento specifiche. Nella seconda sessione settimanale, gli avatar, guidati dai partecipanti, si incontravano in uno spazio didattico virtuale progettato per sembrare rilassante – ad esempio, una foresta virtuale – dove veniva chiesto loro di mettere in atto quanto avevano appreso nella prima lezione.

Nel complesso, i sintomi di salute mentale misurati con la Symtpom Checklist 90 sono diminuiti dal pre-trattamento al post-trattamento. I partecipanti hanno riferito di aver apprezzato la comodità di poter partecipare a distanza ad un programma di gruppo virtuale e hanno sottolineato che la possibilità di restare anonimi ha facilitato la voglia di mettersi in gioco.

Psicoterapia mediata e assistita da un Avatar

Diversi studi hanno utilizzato varie forme di tecnologia avatar per facilitare o aumentare il coinvolgimento del paziente al percorso psicoterapeutico.

I modelli che sono stati implementati per queste forme di psicoterapie assistite da Avatar sono due:

  • applicazioni che richiedono al cliente di “rappresentarsi” come avatar per partecipare alla terapia;

  • applicazioni che richiedono al cliente di interagire con un altro avatar, sia esso il terapeuta o un altro.

Adesso li vedremo più nel dettaglio.

Il cliente si rappresenta come avatar

Kandalaft e colleghi (2013) hanno condotto uno studio utilizzando la piattaforma di Second Life. All’interno della piattaforma virtuale hanno erogato un programma educativo sulle abilità sociali per ragazzi con disturbo dello spettro autistico ad alto funzionamento.

Nelle 5 settimane di trattamento sono state effettuate 10 sessioni online. Durante le diverse sessioni il terapeuta era seduto fisicamente accanto il paziente e lo istruiva attraverso scenari di gioco di ruolo virtuali.

Durante ogni sessione, il terapeuta, rappresentato come un avatar, indirizzava i partecipanti in vari spazi virtuali – ad esempio caffetteria, parco, negozio. All’interno di queste situazioni sociali, gli avatar dei ragazzi si incontravano con un altro psicologo/psicoterapeuta anch’essi rappresentati sotto forma di avatar e con i quali praticavano l’interazione sociale.

Le misure neurocognitive legate al riconoscimento emotivo verbale e non verbale erano migliorate significativamente dal pre al post-trattamento. Più nel dettaglio, i ricercatori suggeriscono che un programma educativo sviluppato interamente online può migliorare gli elementi della comunicazione sociale tipicamente compromessi nelle persone con autismo.

All’interno di un altro studio (Van Rijn et al., 2015) è stata utilizzata un’altra piattaforma Avatar che prende il nome di ProReal. In questo caso l’avatar aveva il ruolo di mediare la comunicazione all’interno di una terapia di gruppo online in ambiente carcerario.

A differenza degli Avatar di Second Life, gli Avatar ProReal appaiono come forme umane androgine e senza caratteristiche, che gli utenti possono manipolare in termini di colore, dimensioni e gesti espressivi.

Altra caratteristica di questi Avatar è che gli utenti possono anche dotarli di oggetti di scena virtuali che possono facilitare l’espressione emotiva simbolica. Le sessioni di terapia di gruppo online duravano 90 minuti per un periodo di sei settimane e venivano guidate da uno psicoterapeuta.

Al termine del trattamento, le valutazioni del disagio si erano notevolmente ridotte. Dal punto di vista qualitativo, i ricercatori ritengono che l’uso di avatar nelle psicoterapie di gruppo specifiche aiutano i partecipanti a esprimere emozioni difficili da comunicare verbalmente e a sviluppare empatia per gli altri membri del gruppo.

Psicoterapia mediata dall'Avatar

Il sowftare Avatar nel campo della psicoterapia online può offrire ai clienti uno scopo unico per affrontare il proprio malessere, in un Setting personalizzato e sicuro, con il supporto di un terapeuta.

Leff e colleghi (Leff et al., 2013) hanno utilizzato gli Avatar per testare una nuova forma di trattamento per le allucinazioni uditive persecutorie.

Ai 26 partecipanti è stato chiesto di creare un Avatar che somigliasse all’entità che credevano stesse parlando con loro. L’Avatar del terapeuta introduceva il paziente a esercizi progettati appositamente per aiutarlo a rispondere in modo più adattivo alla voce.

Risultati molto promettenti sono stati riportati in un altro studio pilota (ibidem) con riduzioni significative della gravità delle allucinazioni rispetto al gruppo di controllo, e alcuni partecipanti hanno riportato una remissione delle loro voci.

La tecnologia avatar per l’apprendimento e la pratica di nuove abilità sociali in questo nuovo campo di studi è stato riconosciuto da numerosi autori (Rus-Calafell et al., 2014; Peyroux & Franck, 2014).

Avatar, psicoterapia online e condizioni psicotiche

Nei loro rispettivi studi, i ricercatori hanno utilizzato avatar per simulare situazioni sociali come parte di programmi di risanamento cognitivo sociale per persone con disturbi psicotici.

Nel programma Soskitrain, con sedute bisettimanali per un periodo di 2 mesi, i 12 partecipanti hanno praticato abilità sociali con una varietà di personaggi avatar in diversi ambienti situazionali.

Nello studio di Rus-Calafell (2014) i partecipanti hanno riportato miglioramenti significativi sui sintomi negativi quali apatia, appiattimento affettivo e funzionamento sociale. Anche gli errori di riconoscimento delle emozioni facciali registrati dal sistema e il tempo trascorso nelle conversazioni con gli avatar sono migliorati. Tali risultati si sono mantenuti a 4 mesi di follow-up.

Utilizzando un diverso programma di simulazione basato su avatar (RC2S), Peyroux e Franck (2014) hanno riportato due studi sperimentali su casi singoli con miglioramenti significativi nelle capacità della teoria della mente, riconoscimento delle emozioni facciali, competenza sociale, autostima e stile di attribuzione.

Utilizzando RC2S, i partecipanti hanno imparato ad analizzare lo stato mentale, le emozioni e le intenzioni dell’avatar Tom guidandolo all’interno di diverse situazioni sociali.

Come in Soskitrain, il ruolo del terapeuta era quello di fornire una formazione sulle abilità sociali e feedback per supportare le interazioni del paziente con l’avatar.apati

Il contributo dell'Avatar alla psicoterapia online

Come si è potuto osservare da quanto esposto sino ad ora la tecnologia Avatar consente di sviluppare una relazione terapeutica proprio perché entrambe le parti – psicoterapeuta e cliente – sviluppano un senso di presenza sociale all’interno di un ambiente online accessibile da remoto.

Le caratteristiche dell’ambiente online possono infatti coinvolgere le persone a impegnarsi in una maggiore rivelazione di Sè rispetto alle interazioni faccia a faccia (Joinson, 2001). Il potenziale del mondo virtuale è anche quello di riuscire a coinvolgere tutti quegli utenti che, per vergogna o stigma, difficilmente chiederebbero un supporto per la salute mentale.

Esamineremo adesso, più nello specifico, in che modo la tecnologia Avatar contribuisce alla psicoterapia online.

L'Avatar riduce le barriere comunicative

La possibilità di utilizzare una comunicazione basata su audio e/o testo nelle piattaforme virtuali offre ai clienti la possibilità di scegliere quale modalità comunicativa adottare per sentirsi più a loro agio.

In uno studio di Stendal e Balandin (2015) si è osservato come la comunicazione basata sul testo nella piattaforma di Second Life ha ridotto le barriere comunicative in alcuni partecipanti con Disturbo dello spettro autistico, riducendo l’ambiguità dei segnali sociali ed emotivi durante le interazioni con i suoi coetanei online.

In modo simile, nello studio di Kandalaft e colleghi (2013) i partecipanti con Disturbo dello spettro autistico hanno riferito di sentirsi a proprio agio con la comunicazione mediata dal computer e questo li ha spinti a partecipare alle situazioni sociali simulate dall’avatar.

Insieme ai vantaggi, la comunicazione online si caratterizza anche per alcune difficoltà tecniche che possono quindi generare nuove barriere comunicative. In primis i clienti devono sentirsi sicuri nell’usare lo strumento tecnologico o devono imparare ad utilizzarlo.

Altro problema è che la mancanza di segnali visivi può ridurre il senso di responsabilità nei confronti del proprio interlocutore, poiché entrambe le parti possono contemporaneamente svolgere altri compiti senza che l’altro possa vederlo.

Anche per lo psicologo e/o psicoterapeuta, questo può favorire un senso di disconnessione, che di per sé può inibire lo sviluppo della sintonizzazione comunicativa ed emotiva (Quackenbush & Krasner, 2012).

L'avatar come rappresentazione della propria identità

Una componente particolarmente significativa nell’uso degli avatar durante interventi di psicoterapia online è la possibilità che questi forniscono ai clienti di esprimere, sperimentare, esplorare e costruire la rappresentazione virtuale del proprio Sè.

In uno studio condotto sulla piattaforma di Second Life (Gilbert et al., 2014) sono state identificate tre funzioni degli avatar come espressione dell’identità del “mondo reale” dell’individuo:

  • gli avatar possono essere utilizzati come rappresentazione fedele delle caratteristiche fisiche, occupazione lavorativa, interessi e così via;

  • gli avatar possono essere utilizzati per migliorare il proprio Sè nel mondo reale incarnando caratteristiche percepite dall’individuo come positive. Per esempio, avatar che esprimono tratti della personalità che l’individuo normalmente sopprime;

  • gli avatar possono essere utilizzati per diversificare la propria rappresentazione di Sè adottando un’identità completamente nuova nel mondo virtuale. Per esempio, avere un nome ed un genere diverso, e quindi una “storia di vita” nuova che non riflette la propria.

I partecipanti a questo studio hanno riferito, indipendentemente dal miglioramento, la diversificazione e la coerenza con l’avatar, che le loro esperienze all’interno di Second Life hanno generato risultati emotivi, cognitivi e sociali positivi nel mondo reale.

Questo porta quindi gli autori a sostenere che tutte le funzioni basate sull’identità potrebbero avere implicazioni significative per l’uso terapeutico degli avatar.

Conclusioni

L’uso degli Avatar negli interventi di e-mental-health rappresenta un’area di indagine in continua crescita. Come dimostrato nel presente articolo, le applicazioni psicoterapeutiche delle tecnologie avatar online e basate su computer sono molte e diversificate tra loro.

Diversi studi presentati erano studi non controllati con campioni di piccole dimensioni; la diversità negli obiettivi dello studio, nelle metodologie, nel campione di partecipanti, nei tipi di intervento e nei modelli di erogazione del trattamento non consente di trarre conclusioni generalizzabili sull’efficacia degli avatar nel contesto della salute telementale.

Tuttavia, la possibilità di utilizzare una piattaforma flessibile e creativa in cui poter erogare servizi individuali e di gruppo, e supporto tra pari rende la tecnologia avatar uno strumento psicologico potenzialmente significativo. Uno dei suoi punti di forza è quello di riuscire a coinvolgere un’ampia gamma di clienti che necessitano di un supporto psicologico ma che sono restii a cercare nel mondo reale.

I vantaggi della tecnologia avatar nella psicoterapia online sono pertanto i seguenti:

  • il superamento delle barriere comunicative tipiche di alcune disabilità e disturbi mentali;

  • garantisce l’anonimato per chi richiede una cura;

  • supporta i clienti nell’esplorazione e rappresentazione della propria identità;

  • fornisce a psicologi e psicoterapeuti un maggior controllo sugli stimoli da introdurre e sottoporre ai propri pazienti.

La sfida è molto ardua soprattutto dal punto di vista etico. Per la ricerca futura, concludono i ricercatori, sarà importante delineare modelli fattibili e appropriati all’uso dell’avatar per scopi psicoterapeutici.

È quindi centrale indagare gli atteggiamenti e le preferenze sia del consumatore che del clinico verso la tecnologia.

A cura della Dottoressa Giorgia Lauro

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